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lunedì 1 aprile 2013

Assoretipmi, agganciare il futuro con le Reti e il Learning by doing



Assoretipmi, agganciare il futuro con le Reti e il Learning by doing  
Da non esperto di associazionismo quale io sono, mi sento sempre un po' impreparato quando qualcuno, nel parlare della "convenienza" o meno ad aderire ad ASSORETIPMI, esordisce con la frase "ma io ad associarmi che cosa ci guadagno ?", che poi spesso fà il paio con l'altra vexata quaestio "ma qual è il vostro modello di business ?". Ed è forse per questo che mi sono deciso a scrivere questo post a beneficio di tutti coloro che in me non trovano mai una risposta netta con un motivante ed istantaneo elenco di benefici tangibili e immediati. Mi pare infatti che queste due domande che, ci mancherebbe altro, sono assolutamente lecite, continuino però a riportare indietro l'orologio della storia in un'epoca che, per quanto recente, è ormai arrivata al collasso in corso che, quello sì, è davvero tangibile e davanti agli occhi di tutti
Questo vecchio paradigma associativo “utilitaristico” e di “soddisfazione personale immediata” in ASSORETIPMI si pone sicuramente in secondo piano di fronte all'eccezionale evolversi di una situazione che, per quanto riguarda le Imprese e tutti gli stakeholders ad esse correlati, corre sempre di più verso l'unica formula organizzativa percorribile in questa metamorfosi di sistema, cioè la formula aggregativa. L'abbiamo visto di recente a SMAU Roma, il 20 e 21 marzo, in una straordinaria due giorni nella quale ci siamo trovati di fronte ad una richiesta incessante di informazioni soprattutto da parte di piccoli imprenditori fortemente motivati ad entrare in rete ma con una ancora totale (o quasi) assenza di informazioni.
Per questi motivi principali forse a qualcuno l’idea di creare un anno fà, partendo ex novo, una associazione così come stiamo facendo noi con ASSORETIPMI (6 mesi fà forse avrei ancora detto “come stiamo tentando di fare noi”, ma non più oggi, mentre andiamo in un solo anno verso i 400 associati), in un momento in cui tra l'altro, a quanto mi risulta, quasi tutte le associazioni storiche denunciano una pesante emorragia di vecchi associati ed un'assenza totale di nuovi, sarà potuta sembrare una missione impossibile, che però oggi appare, risultati alla mano, sempre più indovinata e dalle grandi prospettive, molte delle quali ancora da attivare o addirittura ancora da esplorare.
La nostra idea associativa di base rimane sempre la stessa: quote associative molto basse e alla portata di tutti, apertura a tutte le tipologie di attori del sistema economico (imprese, consulenti, professionisti, reti), la volontà di diffondere in maniera costante e qualitativamente alta la cultura del fare rete rendendo disponibili a tutti gratuitamente, anche ai non associati, il maggior numero possibile di servizi. In quest'ultima considerazione si sostanzia la seconda domanda che da "ma qual è il vostro modello di business ?" io trasformerei in "ma qual è il vostro modo di rendervi utili alla collettività in un momento di crisi epocale come questo ?". Bene, il nostro modo di renderci utili singolarmente e come associazione, è esattamente questo, in un quotidiano manifestarsi di proposte che generano fatti dai quali poi nasceranno altrettante nuove proposte, in un learning by doing che, come mi capita di ricordare spesso, corre alla stessa velocità del web.
Non voglio però eludere nemmeno la prima domanda "ma io che cosa ci guadagno ad associarmi ?". Da non esperto di associazioni e meccanismi associativi io stesso sto scoprendo strada facendo il vero "guadagno" che può derivare nel prendere parte ad un progetto come il nostro. Questo guadagno risiede soprattutto nella condivisione con altri di momenti e progettualità che, nell'ambito di un virtuoso processo di contaminazione di know how, metodologia e cultura d'impresa, vengono  per così dire "espropriate" dalla sfera del singolo per entrare in un patrimonio comune di conoscenza e di progettualità concreta. Così, mentre da un lato mi rendo conto io per primo che non è facile spiegare l'arricchimento che questo processo di condivisione conferisce ad ogni associato, dall'altro in me prende sempre più forza l'idea di quanto i vecchi paradigmi del rapporto sempre esistito tra "investimento" e "guadagno" visti come i due estremi opposti del meccanismo del tornaconto immediato siano oramai obsoleti e direi totalmente antistorici.
La nostra vera forza è e sarà sempre quella di far convergere due istanze apparentemente inconciliabili. La prima è comunque l’idea che alla base di una iniziativa associativa come questa debba esserci in ogni caso una progettualità vera e concreta e che sia strategica per raggiungere gli scopi che l’associazione si prefigge, cioè diffusione della cultura di rete e opportunità concrete di sviluppo per i propri associati. La seconda è che anche l’ultimo associato (in senso cronologico) che entra in ASSORETIPMI contribuirà comunque, in un continuo ed incessante processo di evoluzione, rigenerazione e qualificazione, a ridefinire il “paradigma” associativo alla luce del cambiamento stesso che la società costantemente richiede.
Nessuno quindi deve sentirsi escluso da questo progetto che prende spunto proprio da chi, come generalmente appare essere l’identikit dei nostri associati, intende trovare nuove opportunità per sé ma si rende contemporaneamente conto della propria responsabilità sociale. In questo meccanismo di do ut des oscillante tra l’affermazione del sé e desiderio di solidarietà diffusa tutti possono riconoscersi in una formula associativa come la nostra, che mette a disposizione di chiunque ne faccia parte in primo luogo non tanto la possibilità di “avere” quanto invece la possibilità di “condividere” idee ed esperienze.
E probabilmente, al di là di ASSORETIPMI, è su questo stesso nesso logico che, dalle ceneri di quello che abbiamo alle spalle, sta anche sorgendo un nuovo modo di concepire il sistema economico e sociale. Un sistema molto più faticoso da attuare e molto meno “proprietario” del precedente ma forse molto più consapevole, molto più “condiviso” e, speriamo tutti, anche molto più responsabile, soprattutto nei confronti delle future generazioni.
Forse sarà per questo che di fronte alle stesse trite e ritrite e un po’ obsolete domande sulla convenienza o meno ad associarsi che pongono la questione sempre sotto la forma del “guadagno” proprio o di altri, non mi sono in realtà mai sentito spaesato, ma forse solo un po’ stupito, e senza una risposta pronta e preconfezionata. Qui nessuno pretende nulla, non ci sono formule magiche risolutive e non siamo certo noi a voler dettare imperativamente condizioni a nessuno. Non è e non sarà mai un’associazione, la nostra o un’altra, per quanto piena di energie, idee, voglia di fare ed esperienza dei propri associati, a cambiare il destino del mondo (!), e non siamo e non saremo mai certamente noi ad imporre le nuove regole su cui sembra delinearsi una possibile evoluzione del sistema.
Noi non dettiamo il cambiamento di nulla, è semplicemente il futuro che ad ognuno di noi,  quale che sia la propria singola storia e vicenda umana fin qui vissuta, sta prepotentemente, e mai come in questo momento, chiedendo di farlo.

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