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lunedì 25 ottobre 2010

Passa per il Nord Adriatico la futura Via del Seta

All’inizio di maggio l’Iniziativa adriatico ionica (Iai) ha avviato il progetto per l’istituzione di una macroregione adriatica. La Iai riunisce tre membri dell’Ue, (Italia, Slovenia, Grecia) e cinque paesi in via di adesione e pre-adesione, (Serbia, Croazia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Albania). Il punto più debole della regione adriatica, nonché della stessa Ue, è la sponda Sud-Est: la strategia della Iai è di coinvolgere maggiormente i Balcani occidentali. Tale coinvolgimento dovrà essere diretto al rafforzamento della governance e della capacità economica di questi paesi. Sarà bene, tuttavia, consolidare la strategia di cooperazione con l’area balcanica favorendo l’interazione con le sponde più forti del Medio e dell’Alto Adriatico. L’istituzione della macroregione è prevista per il 2014, durante la presidenza italiana dell’Ue.
Scali adriatici
Se il governo italiano avrà fatto la sua parte, per quella scadenza sarà giunta a buon punto la realizzazione di alcuni importanti progetti avviati dall’Italia nell’alto Adriatico, volti al consolidamento della cooperazione tra le diverse regioni e alla creazione di logiche di sistema.

I progetti hanno l’obiettivo di espandere la logistica e accrescere l’integrazione tra diverse soluzioni di trasporto e di distribuzione del traffico merci e passeggeri (intermodalità). L’obiettivo è canalizzare il flusso di scambi provenienti dai mercati del Mediterraneo, dell’Asia o dalla Russia in due direttrici principali: Nord-Sud, dall’Europa al Mediterraneo e nuovi corridoi di transito sull’asse Baltico-Adriatico.

In quest’ottica, a marzo del 2010 è stata costituita la North Adriatic Ports Association (Napa). Questa riunisce i porti di Koper (Capodistria), Ravenna, Trieste e Venezia e ha lo scopo di realizzare la porta marittima di accesso ai più importanti mercati per la stabilità economica europea. Gli investimenti complessivi, (circa 3,4 miliardi di euro), mirano al consolidamento della competitività del sistema portuale dell’Alto Adriatico. Le linee di programmazione e i servizi già potenziati suscitano un forte interesse da parte delle amministrazioni delle regioni europee limitrofe, (Carinzia e Baviera in testa), oltre che negli operatori dei mercati internazionali.

La strategia è semplice, perché basata sul rafforzamento di competenze e infrastrutture già esistenti da inserire in una logica di sistema, convogliando flussi di scambio internazionali da e verso l’Europa. L’intermodalità si accresce con collegamenti con il retroterra, il trasferimento su rotaia del trasporto su strada e l’ampliamento dei terminal. La volontà è armonizzare regolamenti, tempi e procedure delle operazioni portuali.

Venezia e Trieste
Due eccellenze italiane hanno programmi di rilievo. Venezia inaugura la linea ‘Autostrada del Mare’: camion, autovetture e passeggeri arrivano in 60 ore ad Alessandria d’Egitto e in 68 a Tartous, in Siria. Un altro servizio express integrato servirà alla consegna di merci deperibili dall’Egitto a tutta la regione danubiana. Su rotaia, Venezia si collegherà all’interporto di Verona entro l’estate per convogliare merci su Monaco. Via fiume, l’Autorità portuale veneta è impegnata nella realizzazione di uno snodo logistico ferro-strada-acqua per il nord Italia, attraverso il tratto navigabile e i canali del Po. Il totale dei costi esterni, (ricadenti sulla collettività), verrebbe abbattuto di sette volte rispetto al trasporto merci su strada, con modeste emissioni inquinanti lungo 564 km di via commerciale. Si servirebbero così i mercati della Pianura Padana, che, tra Veneto e Lombardia, rappresentano fino al 31% del Pil nazionale, collegandoli al Mediterraneo e all’Europa centrale.

In Friuli Venezia Giulia, il governo regionale appoggia l’Autorità portuale di Trieste nello sviluppo del ‘superporto’ di Trieste – Monfalcone, che il Gruppo Unicredit vuol realizzare sui due scali per movimentare più di 2 milioni di container. L’investimento, di un miliardo di euro, richiede 300 milioni da fondi pubblici per infrastrutture ferroviarie di collegamento. L’intenzione è di fare della regione una base sull’asse baltico-adriatico. Il progetto sposa l’iniziativa di partner da Austria, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca per la realizzazione dello studio “Baltic-Adriatic Transport Cooperation”, (BATco), finanziato dall’Ue. L’obiettivo è collegare i porti polacchi presso Danzica ai porti italiani sull’Adriatico: si unirebbero i due mari dell’Europa a 27. Ciò consentirebbe all’Italia e all’Europa centrale di connettersi ai mercati di Polonia, Finlandia e Russia.

Sul fronte dei paesi mediorientali e asiatici, il collegamento da Trieste è con la Turchia. Con la coordinazione di un’impresa tedesca, nuove linee su ferrovia trasportano da e per l’Europa merci in transito da o verso la Turchia. Entro il primo semestre 2010 si vorrebbe arrivare a 5 treni in servizio settimanale. Anche Israele è interessata a cooperare con lo scalo giuliano nel settore logistico e dirottarvi parte delle merci che giungono da Rotterdam.

Dimensione europea e regionale: un’integrazione possibile
In tale quadro, i progetti si innestano nei percorsi indicati dalle linee comunitarie che favoriscono la creazione di centri multi porto e il potenziamento dei corridoi marittimi. Questi “hub” consentono di ridurre costi, e emissioni inquinanti e tempi di transito rispetto alle rotte via Rotterdam o Amburgo. Questi piani di sviluppo si inseriscono nelle priorità strategiche dell’Unione europea: la possibilità di ridurre emissioni e costi del traffico merci e passeggeri e la logistica competitiva sono tra gli obiettivi della nuova Strategia 2020 presentata dalla Commissione. Queste iniziative coniugano innovazione e rilancio economico, con conseguente riqualificazione del mercato del lavoro.

L’idea di creare una regione adriatica che si aggiunga alla Baltica e alla costituenda Danubiana, può apparire strategica. Altrettanto lo sono le scelte che tra il Nord-Est italiano, la Croazia, l’Europa centro-orientale e baltica puntano ad una nuova versione europea della Via della Seta. Con una corretta integrazione di vedute si eviterà il rischio di creare una macroregione adriatica ‘a due velocità’, rilanciando efficacemente l’economia europea e rafforzandone i confini sensibili.

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