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domenica 4 luglio 2010

PIÙ IMMIGRATI PIÙ CRIMINE? DIPENDE DALLA POLITICA

I risultati di una indagine sul Regno Unito mostrano che la presenza di immigrati non necessariamente si trasforma in un aumento dei tassi di criminalità. Anzi. Se agli stranieri viene lasciata la libertà di entrare e uscire dal paese ospitante, lavorare in regola e scegliere i mercati del lavoro locali in cui inserirsi, non si registrano effetti negativi dal punto di vista della criminalità. Quando la politica migratoria preclude loro queste possibilità, possono finire per scegliere attività criminose per far fronte alle necessità di sostentamento.
No a criminalizzazione ideologica : Se il fenomeno dell'immigrazione continuera' a essere gestito dal governo come "un problema e un'emergenza" e letto in chiave di "criminalizzazione ideologica ed elettorale", la crisi economica "spazzera' via i pochi diritti rimasti ai migranti". E' il monito di Sergio Giovagnoli, responsabile nazionale Welfare dell'Arci, che intervenuto alla presentazione del rapporto della rete Social Watch ha sottolineato come "far passare nell'opinione pubblica la figura dell'immigrato come delinquente e stuoratore, senza le opportune distinzioni" e' "rischioso quanto sconsiderato".
Giovagnoli ha criticato il governo che "cavalca l'emergenza clandestini perche' e' sempre in campagna elettorale" e "non considera che negare il voto a quattro milioni di migranti regolari che pagano le tasse e hanno i figli nelle nostre scuole e' un arretramento rispetto all'idea di moderna democrazia.
Non esiste una relazione generalmente valida fra criminalità e immigrazione. Il tasso di criminalità di una collettività dipende da una serie di fattori: primo fra tutti cosa si intende per crimine e secondariamente la percentuale dei crimini computati dalle statistiche rispetto a quelli commessi. I dati statistici poi non corrispondono alla percezione di un fenomeno da parte della gente. Dopo questa premessa si afferma che l'immigrazione può aumentare o diminuire il tasso di criminalità e ciò dipende in primis dalla qualità dell'immigrazione. Spesso si commette l'errore di considerare l'immigrazione solo sotto l'aspetto quantitativo ignorando quello qualitativo, che non è di minore importanza.
Immigrazione: Credo che chiunque si senta vessato ingiustamente, impedito in ogni movimento, fatto oggetto di ogni malversazione... prima o poi è portato a delinquere...non solo gli extracomunitari.
Sarebbe una buona cosa visitare il museo di Ellis Island (NY) sull'immigrazione: le trade unions dei primi del '900 avevano capito che l'immigrato non integrato era il vero pericolo, non l'immigrato per se. Non saranno stati grandi economisti, ma erano 110 anni avanti a noi tutti: corsi sui diritti, di lingua, di professionalizzazione, integrazione per i figli. In questo modo si creano i cittadini del domani, riconoscenti e aderenti al progetto sociale comune che è un paese.
bisogna dividere i cittadini: Quella degli immigrati uguale delinquenti è una verità parziale, ma una verità. Chi non ha o non trova mezzi di sostentamento tende più facilmente a delinquere. Ma ciò è vero anche se si tratta dei nativi, nel caso gli italiani o altri. Il punto è che per un pugno di voti, si alimenta la xenofobia e si finisce per creare psicosi nella gente. Per quel che mi riguarda, divido le persone in oneste e disoneste, prevedendo per le seconde le pene previste. Ma la politica (italiana p.es) tende ad interpretare la legge per gli amici, mentre la applica ai nemici. Ciò è una palese violazione dei principi costituzionali italiani. Tuttavia, dato che gli italiani non la conoscono la Costituzione, e ne ignorano il contenuto degli articoli, a chi volete che importi?.

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