Cerca nel blog

lunedì 25 ottobre 2010

La strada che l’Europa ha scelto per il suo futuro - La MacroRegione Adriatico-Ionica

MacroRegione Adriatico-Ionica: la strada che l’Europa ha scelto per il suo futuro un’autostrada verso l'allargamento ai Balcani.

"Partiamo dall'idea che l'Adriatico è un luogo di unione e non di divisione, e che l'Italia può guidare, nella stabilità dei Balcani, l'ingresso di tutti i paesi della ex Jugoslavia nell'Unione europea". Dalla Fiera del Levante di Bari il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica, conferma l’importanza di un progetto, nazionale e internazionale, che punta a costruire un’unica “MacroRegione” d’interscambio politico, economico, sociale e culturale tra 8 Stati.

Un bacino complessivo di oltre 600mila km quadrati e quasi 100 milioni di abitanti tra Italia, Grecia, Albania, Croazia, Slovenia, Montenegro, Bosnia Erzegovina, Serbia. "La priorità assoluta della politica estera italiana - ha detto Mantica - è quella di essere protagonisti dell'allargamento dell'Ue ai Balcani, per invertire la tendenza che vede l’Unione Europea improntata ad una politica che potremmo definire ‘carolingia’ e poco attenta al Mediterraneo. Siamo convinti che la MacroRegione potrà essere fondamentale nell’accelerazione di questo processo”.

Se gli orizzonti tracciati dalla Ue per il 2020 prevedono un futuro di cooperazione, la sfida rilanciata a Bari dal Governo Italiano all’Europa è la “MacroRegione Adriatico-Ionica”, la terza del continente, dopo quella del Mar Baltico e quella Danubiana. Il concetto è che la MacroRegione é un percorso politico-istituzionale che deve trovare la propria approvazione nelle sedi europee così come già avvenuto per quella Baltica, riconosciuta dal Consiglio europeo, e così come sta avvenendo per quella Danubiana.

Intento delle Regioni italiane è promuovere un processo che il più rapidamente possibile tenda a coinvolgere i Paesi terzi dell'altra sponda, per arrivare a formalizzare una volontà collettiva. La MacroRegione permetterebbe ai tre Paesi europei che si affacciano sui due mari (Italia, Grecia, Slovenia) di rafforzare la cooperazione con i futuri membri Ue (prossimo l'ingresso della Croazia, ma si pensa a Bosnia, Serbia, Montenegro e Albania, poi Macedonia e Kossovo), nei settori della pesca, della sicurezza dei porti, nella tutela dell'ambiente, fino alle iniziative culturali e turistiche. Per il Mediterraneo può avere un'importanza strategica perché alimenta le politiche di coesione interne ai Paesi Ue e quelle d'integrazione con i Paesi esterni, in particolare balcanici.

In sostanza è un'operazione in cui si rafforza sia l'allargamento dell'Unione Europea a questi nuovi Paesi sia un'integrazione economica che, a fronte della crisi, può essere una valida proposta per tornare guardare in avanti con fiducia e prospettive.

Per Mercedes Bresso, presidente del Comitato delle Regioni dell'Ue, "le strategie macroregionali saranno quelle sulle quali si calcheranno le grandi politiche infrastrutturali dell'Unione Europea. Per l'Italia è un'occasione straordinaria. Le Regioni italiane hanno tutte collaborato con quelle della ex Jugoslavia nei momenti difficili della guerra e della distruzione. Credo che dobbiamo adesso cooperare in questa fase nuova, che vede tornare l'Adriatico al centro degli interessi dell'Europa e del mondo. Le politiche regionali e il principio di coesione territoriale, fondamentali nel concetto di MacroRegione, stanno diventando uno degli obiettivi principali dell’Ue: noi siamo la strada che l’Europa ha scelto per il suo futuro”.

Al convegno organizzato dal Ministero degli Affari Esteri, in collaborazione con l’Unione Europea e la Regione Puglia, hanno partecipato Giuseppe Scopelliti presidente della Regione Calabria, Rosa Gentile assessore alle Infrastrutture della Regione Basilicata, Nichi Vendola presidente della Puglia, Michele Iorio presidente della Regione Molise e vicepresidente dell'Euroregione Adriatica, Alfredo Castiglione vicepresidente della Regione Abruzzo, Bellardi per la Regione Marche, Enrico Cocchi direttore generale di Programmazione, intese e relazioni europee e internazionali dell’Emilia-Romagna, Diego Vecchiato della Direzione Relazioni Internazionali della Regione Veneto, Luca Ciriani vicepresidente e assessore alle Attività produttive del Friuli Venezia e Giulia. Ecco una sintesi delle loro dichiarazioni:

CALABRIA - Aderiamo con convinzione. Questa dimensione territoriale rafforza il ruolo centrale del Mediterraneo e la collaborazione delle regioni meridionali e costiere nel favorire i processi di stabilizzazione e ammissione all'Unione Europea dei Paesi balcanici. Rinnoveremo gli accordi commerciali con l'Albania e la Serbia, estendendoli anche ad altri Paesi. Faremo di tutto per essere tempestivi in modo da cogliere queste opportunità per intercettare nuove risorse economiche e promuovere lo sviluppo sia della nostra regione che dei Paesi che si affacciano sul mare Adriatico e quello Jonico, con i quali storicamente la Calabria ha legami profondi.

BASILICATA - Per come è strutturata geograficamente, la Basilicata rappresenta una cerniera importante di quello che è il canale di collegamento dell’Euroregione Adriatico-Ionica. Per noi sono importanti gli interventi sui corridoi: in modo particolare ci interessa il collegamento tra il Tirreno e l'Adriatico perché diventa importante nello sviluppo delle attività su tutto il territorio regionale, avendo come riferimento obiettivi quali turismo, ambiente, tutela del paesaggio. Il Mediterraneo è per noi fondamentale, perché abbiamo la necessità di collegarci e trasferire le nostre esperienze in questi Paesi, dove possiamo portare le nostre buone pratiche, sviluppare le nostre aziende, l’energia e il nostro turismo.

PUGLIA - È fondamentale che l’Europa ritrovi le proprie radici: alcune risiedono nel Mediterraneo, di cui l’Adriatico è architrave portante. Ci sono storie bellissime da riscoprire e difficoltà comuni da affrontare insieme, come il pericolo della mutazione climatica e la questione dell’eutrofizzazione delle acque. Nel segno della cooperazione potremo vitalizzare le nostre culture e respingere i problemi. Così, con frontiere fluide e fatte di politiche virtuose, si costruisce l’Europa del futuro. Abbiamo lavorato in questi anni con l'idea che l'Adriatico sia una gamma fondamentale per il futuro dell'Euromediterraneo. Significa concretamente costruire e implementare i rapporti di cooperazione tra le regioni joniche e adriatiche. La MacroRegione Adriatica, imparando dalla quella Baltica o dalla Danubiana, può guadagnare risorse europee per progetti importanti, che servano ad allargare e irrobustire il progetto dell'Unione Europea.

MOLISE - Con l'Euroregione Adriatica lavoriamo da molto tempo per raggiungere l'obiettivo del riconoscimento della Macro-Regione, tanto che oggi l'idea di riprendere l'allargamento allo Ionio è molto valido e positivo. Speriamo che quest'area possa acquisire un'omogeneità d'indirizzo, così da lavorare assieme per lo sviluppo. Nell'ottica del Mediterraneo è fondamentale perché, per la prima volta, si porterebbero all'interno dei confini di questa MacroRegione Paesi che ancora non sono nell'Ue. Un dialogo che, allargandosi a queste realtà, può raggiungere l'obiettivo di una politica mediterranea più efficace.

ABRUZZO - Il ruolo dell'Abruzzo è centrale. Abbiamo avviato rapporti serrati, continui e costanti con i Paesi balcanici ed in particolar nel campo universitario, con network come Medadrion. Abbiamo sottoscritto protocolli considerando che tra qualche anno i Paesi balcanici saranno tutti nell'Obiettivo Uno con le occasioni e le opportunità che questo vuol dire per le imprese. L'Abruzzo crede e punta moltissimo sul Mediterraneo, tanto da voler far acquisire appieno alla Macro-Regione Adriatico-Ionica la sua dignità.

MARCHE - Per le Marche, la costruzione di una Euroregione Adriatica è un discorso di assoluta rilevanza. Ad Ancona, già dal 2000 è sorto lo IaI (Iniziativa Adriatica-Ionica), e la Regione ha offerto la sede al Segretariato permanente. E’ dalla fine del 2009 che stiamo attivando una serie di iniziative per arrivare a un punto di incontro, con tutte le altre Regioni italiane, per la costruzione di un’Euroregione Adriatico-Ionica. Da questo punto di vista, insieme al ministero degli Esteri, abbiamo promosso una serie di iniziative. In questo contesto é importante il Mediterraneo perché uno degli obiettivi che ci proponiamo, è far conoscere che l'Adriatico non è un mare chiuso ma ha forti relazioni con il Mediterraneo. E nel momento in cui questo obiettivo verrà percepito in maniera più condivisa a livello comunitario, si potrà anche riequilibrare la politica della Unione europea, che in questo momento è orientata sul quadrante Nord-Est.

EMILIA ROMAGNA - C'é la necessità di integrare al meglio le iniziative: è il sistema che vince. La settimana scorsa abbiamo chiuso un meccanismo di collaborazione, nel quale i porti di Ravenna,Venezia, Trieste e quelli sloveni fanno parte di un unico 'hub' che si candida a portare verso il Centro-Europa ciò che transita per Suez senza arrivare a Rotterdam. Il contributo è dato dalle singole peculiarità, dai sistemi territoriali. Il Mediterraneo è fondamentale, c'é una dimensione geografica e storica che unisce. Bisogna mettere in valore quello che è un portato storico e quella che è una dimensione geografica e culturale. Se vogliamo essere dentro ad una competizione ma anche ad un sistema di relazioni, è fondamentale che ci si confronti.

VENETO - Siamo la regione italiana con più accordi internazionali nel mondo. E il Mar Adriatico non è solo Veneto, ma quasi. Se il progetto della MacroRegione decollerà, la presenza del Veneto sarà importante perché nell'ambito delle collaborazioni con l'area adriatica e ionica, siamo molto attivi realizzando progettazioni con fondi comunitari e regionali, che vanno a recuperare la millenaria presenza di Venezia in tutto il Mediterraneo. Per questo abbiamo aderito convintamente al progetto: l’interesse che le nostre imprese possono avere, supera le differenze che ci dividono da realtà profondamente diverse come le regioni meridionali. Vogliamo mettere la nostra esperienza a disposizione della futura Macr-Regione. Oggi è stato presentato un progetto di cui si sta parlando da tempo e che avrà una fase di successivi incontri a livello regionale, nazionale ed europeo. Crediamo che nelle politiche europee di collaborazione su area larga sia importante, viste le esperienze baltica e danubiana, che anche nel nostro bacino adriatico-ionico questo progetto si concretizzi.

FRIULI-VENEZIA-GIULIA – La nostra Regione avrà un ruolo importante nella costruzione della Macroregione perché ci consideriamo, forse con un po' di presunzione, il punto di contatto tra l'asse Nord-Sud dell'Europa e l'asse Est-Ovest: abbiamo una regione che ha la testa nella cultura tedesca e i piedi nell'Adriatico. Questa scelta di sposare l'Euroregione significa per noi puntare sui rapporti con i Balcani e con il resto dell'Italia litoranea. Metteremo a dispozione le esperienze sviluppate in questi anni di collaborazione politico-diplomatica con le regioni dell'area baltica, con la Croazia, la Serbia, il Montenegro.

Le prossime tappe per la creazione della Macroregione passeranno dal tavolo tecnico interministeriale, il monitoraggio dei progetti regionali e, a livello europeo, dalla richiesta ufficiale da parte di Italia, Grecia e Slovenia al Comitato delle Regioni. Infine, ha spiegato Mantica, "il governo italiano farà un lavoro di propaganda nei Balcani per illustrare l'interesse politico della MacroRegione come strumento di stabilità e autostrada verso l'allargamento doveroso e necessario dell'Ue”.
AlbaniaNews

Passa per il Nord Adriatico la futura Via del Seta

All’inizio di maggio l’Iniziativa adriatico ionica (Iai) ha avviato il progetto per l’istituzione di una macroregione adriatica. La Iai riunisce tre membri dell’Ue, (Italia, Slovenia, Grecia) e cinque paesi in via di adesione e pre-adesione, (Serbia, Croazia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Albania). Il punto più debole della regione adriatica, nonché della stessa Ue, è la sponda Sud-Est: la strategia della Iai è di coinvolgere maggiormente i Balcani occidentali. Tale coinvolgimento dovrà essere diretto al rafforzamento della governance e della capacità economica di questi paesi. Sarà bene, tuttavia, consolidare la strategia di cooperazione con l’area balcanica favorendo l’interazione con le sponde più forti del Medio e dell’Alto Adriatico. L’istituzione della macroregione è prevista per il 2014, durante la presidenza italiana dell’Ue.
Scali adriatici
Se il governo italiano avrà fatto la sua parte, per quella scadenza sarà giunta a buon punto la realizzazione di alcuni importanti progetti avviati dall’Italia nell’alto Adriatico, volti al consolidamento della cooperazione tra le diverse regioni e alla creazione di logiche di sistema.

I progetti hanno l’obiettivo di espandere la logistica e accrescere l’integrazione tra diverse soluzioni di trasporto e di distribuzione del traffico merci e passeggeri (intermodalità). L’obiettivo è canalizzare il flusso di scambi provenienti dai mercati del Mediterraneo, dell’Asia o dalla Russia in due direttrici principali: Nord-Sud, dall’Europa al Mediterraneo e nuovi corridoi di transito sull’asse Baltico-Adriatico.

In quest’ottica, a marzo del 2010 è stata costituita la North Adriatic Ports Association (Napa). Questa riunisce i porti di Koper (Capodistria), Ravenna, Trieste e Venezia e ha lo scopo di realizzare la porta marittima di accesso ai più importanti mercati per la stabilità economica europea. Gli investimenti complessivi, (circa 3,4 miliardi di euro), mirano al consolidamento della competitività del sistema portuale dell’Alto Adriatico. Le linee di programmazione e i servizi già potenziati suscitano un forte interesse da parte delle amministrazioni delle regioni europee limitrofe, (Carinzia e Baviera in testa), oltre che negli operatori dei mercati internazionali.

La strategia è semplice, perché basata sul rafforzamento di competenze e infrastrutture già esistenti da inserire in una logica di sistema, convogliando flussi di scambio internazionali da e verso l’Europa. L’intermodalità si accresce con collegamenti con il retroterra, il trasferimento su rotaia del trasporto su strada e l’ampliamento dei terminal. La volontà è armonizzare regolamenti, tempi e procedure delle operazioni portuali.

Venezia e Trieste
Due eccellenze italiane hanno programmi di rilievo. Venezia inaugura la linea ‘Autostrada del Mare’: camion, autovetture e passeggeri arrivano in 60 ore ad Alessandria d’Egitto e in 68 a Tartous, in Siria. Un altro servizio express integrato servirà alla consegna di merci deperibili dall’Egitto a tutta la regione danubiana. Su rotaia, Venezia si collegherà all’interporto di Verona entro l’estate per convogliare merci su Monaco. Via fiume, l’Autorità portuale veneta è impegnata nella realizzazione di uno snodo logistico ferro-strada-acqua per il nord Italia, attraverso il tratto navigabile e i canali del Po. Il totale dei costi esterni, (ricadenti sulla collettività), verrebbe abbattuto di sette volte rispetto al trasporto merci su strada, con modeste emissioni inquinanti lungo 564 km di via commerciale. Si servirebbero così i mercati della Pianura Padana, che, tra Veneto e Lombardia, rappresentano fino al 31% del Pil nazionale, collegandoli al Mediterraneo e all’Europa centrale.

In Friuli Venezia Giulia, il governo regionale appoggia l’Autorità portuale di Trieste nello sviluppo del ‘superporto’ di Trieste – Monfalcone, che il Gruppo Unicredit vuol realizzare sui due scali per movimentare più di 2 milioni di container. L’investimento, di un miliardo di euro, richiede 300 milioni da fondi pubblici per infrastrutture ferroviarie di collegamento. L’intenzione è di fare della regione una base sull’asse baltico-adriatico. Il progetto sposa l’iniziativa di partner da Austria, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca per la realizzazione dello studio “Baltic-Adriatic Transport Cooperation”, (BATco), finanziato dall’Ue. L’obiettivo è collegare i porti polacchi presso Danzica ai porti italiani sull’Adriatico: si unirebbero i due mari dell’Europa a 27. Ciò consentirebbe all’Italia e all’Europa centrale di connettersi ai mercati di Polonia, Finlandia e Russia.

Sul fronte dei paesi mediorientali e asiatici, il collegamento da Trieste è con la Turchia. Con la coordinazione di un’impresa tedesca, nuove linee su ferrovia trasportano da e per l’Europa merci in transito da o verso la Turchia. Entro il primo semestre 2010 si vorrebbe arrivare a 5 treni in servizio settimanale. Anche Israele è interessata a cooperare con lo scalo giuliano nel settore logistico e dirottarvi parte delle merci che giungono da Rotterdam.

Dimensione europea e regionale: un’integrazione possibile
In tale quadro, i progetti si innestano nei percorsi indicati dalle linee comunitarie che favoriscono la creazione di centri multi porto e il potenziamento dei corridoi marittimi. Questi “hub” consentono di ridurre costi, e emissioni inquinanti e tempi di transito rispetto alle rotte via Rotterdam o Amburgo. Questi piani di sviluppo si inseriscono nelle priorità strategiche dell’Unione europea: la possibilità di ridurre emissioni e costi del traffico merci e passeggeri e la logistica competitiva sono tra gli obiettivi della nuova Strategia 2020 presentata dalla Commissione. Queste iniziative coniugano innovazione e rilancio economico, con conseguente riqualificazione del mercato del lavoro.

L’idea di creare una regione adriatica che si aggiunga alla Baltica e alla costituenda Danubiana, può apparire strategica. Altrettanto lo sono le scelte che tra il Nord-Est italiano, la Croazia, l’Europa centro-orientale e baltica puntano ad una nuova versione europea della Via della Seta. Con una corretta integrazione di vedute si eviterà il rischio di creare una macroregione adriatica ‘a due velocità’, rilanciando efficacemente l’economia europea e rafforzandone i confini sensibili.

martedì 12 ottobre 2010

UN NOBEL ALLA RICERCA DI LAVORO

Il premio Nobel in economia del 2010 è stato assegnato a Peter Diamond, Dale Mortensen e Christopher Pissarides per il loro contributo nella comprensione del processo di ricerca tra domanda e offerta. Che nel mercato del lavoro permette di spiegare la curva di Beveridge come un fenomeno di equilibrio. E i loro studi hanno fatto capire che è meglio studiare il mercato del lavoro guardando ai suoi flussi, fino a comprendere gli effetti del precariato. Perché la loro teoria è densa di implicazioni pratiche e di suggestioni per la politica economica.
Molto spesso in economia la domanda e l’offerta non riescono a incontrarsi e si cercano a vicenda, come accade quasi sempre nella vita quando si cerca la propria anima gemella. Trovare la persona giusta richiede quasi sempre del tempo. Se pensiamo al mondo del lavoro, i lavoratori cercano un posto di lavoro mentre al tempo stesso le imprese cercano lavoratori per riempire le loro posizioni vacanti. Se pensiamo al mercato immobiliare, troviamo compratori potenziali di case che cercano un’abitazione mentre i venditori cercano un acquirente. Il premio Nobel in economia del 2010 è andato a Peter Diamond, Dale Mortensen e Christopher Pissarides per il loro contributo nella comprensione del processo di ricerca tra domanda e offerta.
CONCETTI CONCRETI
Siamo molto contenti della scelta, anche perché si parla per fortuna di concetti molto concreti. Per rendersi conto dell’importanza del contributo di Diamond, Mortensen e Pissarides basta guardare il grafico qui sotto, noto come la curva di Beveridge. La curva mostra, sull’asse verticale, il numero di posti vacanti che le imprese non riescono a riempire e, sull’asse orizzontale, il numero di disoccupati, di persone che cercano attivamente un posto di lavoro e non riescono a trovarlo. Il grafico è importante anche perché mostra la prima curva di Beveridge sull’Italia: l’Istat solo da poco ha finalmente pubblicato dati sui posti vacanti.

Per anni gli economisti si sono chiesti perché ci possano essere dei posti vacanti anche quando ci sono molti disoccupati che potrebbero soddisfare la domanda di lavoro delle imprese e perché ci siano tanti disoccupati anche quando c’è una forte domanda di lavoro. La risposta che si erano dati prima del contributo di Diamond, Mortensen e Pissarides è che vi fosse un problema di differenze strutturali tra il tipo di lavoratori richiesti dalle imprese e le qualifiche disponibili fra chi offre il proprio lavoro; oppure fra la localizzazione geografica delle imprese con posti vacanti e quella dei disoccupati. Ma questa interpretazione, legata al cosiddetto mismatch fra domanda e offerta di lavoro, non riesce a spiegare perché si osservino curve di Beveridge anche su scala limitata, con riferimento a posti vacanti e lavoratori con le stesse caratteristiche o nella stessa città.
La teoria elaborata da Diamond, Mortensen e Pissarides permette invece di spiegare la curva di Beveridge come un fenomeno di equilibrio. Anche in condizioni normali sia i lavoratori che le imprese si mettono in cerca gli uni delle altre. Le imprese spendono risorse nel pubblicizzare posti vacanti, valutare chi fa domanda e, poi, formare i candidati. I lavoratori affrontano anche loro una ricerca costosa in termini di tempo, raccolta di informazioni oltre che psicologicamente dispendiosa. Questi costi e i ritardi con cui avviene l’incontro fra imprese e lavoratori generano una curva di Beveridge. Non solo in equilibrio avremo sia posti vacanti che disoccupati, ma ci sarà una relazione inversa fra queste due variabili esattamente come quella mostrata qui sopra, dove ci sono anni, come il 2007, in cui ci sono meno disoccupati e più posti vacanti o anni, come il 2009, in cui avviene l’opposto. Gli spostamenti riflettono sia fattori ciclici sia cambiamenti istituzionali. Questi ultimi possono anche indurre spostamenti verso l’interno o verso l’esterno della curva di Beveridge. Ad esempio, le cosiddette politiche attive del lavoro, volte a facilitare la circolazione di informazioni, possono riuscire a spostare la curva verso l’origine riducendo il numero sia di posti vacanti che di disoccupati presenti in equilibrio. È una teoria, quindi, quella di Diamond, Mortensen e Pissarides, densa di implicazioni pratiche e di suggestioni per la politica economica.
FLUSSI E PRECARI
Grazie al lavoro di Diamond, Mortensen e Pissarides si è anche capito che il mercato del lavoro è meglio studiarlo guardando ai suoi flussi. Anche quando la disoccupazione è ferma, il mercato del lavoro crea e distrugge continuamente posti di lavoro. Un mercato del lavoro è sclerotico quando, a parità di disoccupazione, non genera alcun ricambio di lavoratori mentre è considerato più fluido quando rigenera più velocemente i suoi stock di posti di lavoro. Questo modo di guardare al mercato del lavoro è ora alla base di tutta l’analisi di politica del lavoro nei paesi avanzati. Anche per capire davvero gli effetti del precariato in Europa, le teorie dei premi Nobel sono state fondamentali. Quando una piccola quantità di lavoratori continua a entrare e uscire dalla disoccupazione generando forti flussi dall’occupazione alla disoccupazione e viceversa, mentre il resto dei lavoratori è saldamente legato a un posto fisso, è evidente che vi è qualche cosa di completamente distorto nel mercato del lavoro e spetterebbe quindi alla politica economica di intervenire. A Bruxelles, dove le teorie degli studiosi sono alla base delle analisi della Commissione, sembrano essersene accorti quasi tutti. In Italia il governo, su questi temi, non pare sentirci. Speriamo che il premio Nobel a Diamond, Mortensen e Pissarides porti flussi di riforma anche nel nostro mercato.
Lavoce

lunedì 11 ottobre 2010

Europa 2020:Konkurrence, kooperim dhe kohezion per te gjitha rajonet.

Nga 4-7 tetor 2010 u zhvillua ne Bruksel edicioni i 8-te i Open Days: Java europiane e rajoneve dhe qyteteve.
Komisioni europian ne bashkepunim me rajonet dhe qytetet ne gjithe Europen, ndermarrje, banka, shoqata nderkombetare dhe organizata akademike organizoj ne kete jave rreth 100 seminare dhe Workshop, debate me eksperte si dhe zhvilloi mundesi networking per rreth 1000 pjesemarres.
Qendra e takimeve te Open Days ishte prane selise se CDR. Gjithashtu u organizuan edhe dy “fshatra tematike”, ne te cilet u prezantuan praktikat me te mira si dhe inisiativa lokale ne fushen e ndryshimeve klimatike dhe te bashkepunimit nderkufitar ne Europe. Per ti dhene rendesine si dhe publicitetin e duhur po prane ketij komiteti ishte akomoduar qendra e shtypit e Open Days per 250-300 gazetare. Open Days eshte nje organizim i pervitshem i Komitetit rajonal te Asamblese se perfaqesuesve lokale dhe rajonale te UE si dhe nga drejtimi i pergjitheshem i Politikave rajonale te Komisionit europian.
Edicioni i 2010 perfshiu 28 partnerariate rajonale, te cilat organizuan rreth 130 takime dhe seminare, te zhvilluara ne Bruksel dhe nje pjese e tyre nga komunitetet rajonale.
Ne qender te kesaj jave te tete europiane te rajoneve dhe qyteteve ishin reformat e politikes se kohezionit mbas 2013 si dhe dimensioni lokal i Strategjise Europa 2020. Workshopet dhe seminaret u perqendruan pereth tre temave qendrore: Konkurrence; kooperim dhe kohezion., duke vendosur ne evidence preokupacionet dhe kerkesat e rajoneve dhe te qyteteve ne veshtrimin e adaptimit nga ana e Komisionit europian te Relacionit te peste mbi kohezionin. Ky diskutim do te influencoj ne reflektimin e Komisionit mbi politikat qe do te adaptoj mbas 2013.
Open Days perfshin Paralmentin europian, ndermarrjet e sektorit privat si dhe institucionet financiare . Keto te fundit i japin me shume vizibilitet rolit qe partneraiati public/privat mund te luaj ne zhvillimin e nje “ekonomie me te gjelber” si dhe ate te “kooperimit territorial”, argumenta keto qe ishin ne qender te dy “fshatrave tematike” te organizuar nga Komiteti I Rajoneve.
Pervec kesaj Universiteti i Open Days (nje strukture qe bashkon, studiues, kerkues ne fushen e zhvillimit rajonal dhe urban, perballuan temen e politikes se kohezionit te UE nga kendeveshtrimi akademik.
Ne Open Days morren pjes erreth 6000 pjesemarres perfaqesues te enteve locale, rajonale dhe kombetare, te botes akademike, Te KE dhe te organeve te informacionit.
Nen moton” “Europa ne rajonin/qytetin tone u organizuan dhe 200 manifestime lokale ne te gjithe europen me synimin perfshirjen e nje publiku prej 25 mije pjesemarres.

Keto tema terhoqen interesin tim per shkake se eshte nje drejtim i politikeberjes ne te cilen duhet te investohemi me shume.

Speciale SHOAH_ Etty Hillesum

www.illaboratoriodellafantasia.it/specialeshoahettyhillesum.htm